Georges Laval Brut Premier Cru

Ecco un altro Champagne da provare. Ma qui devo dilungarmi un po’.
Georges Laval è un vigneron biologico (non biodinamico) di Cumières, a pochi chilometri da Epernay, sul versante destro della Marna. Un Premier Cru, non un Grand Cru.
Ha molti estimatori ed è ritenuto, per territorialità, uno degli Champagne più personali e “veri”. Soprattutto Les Chenes, il millesimato Blanc de Blancs, quindi da sole uve Chardonnay. Molti lo paragonano ad Anselme Selosse (di cui però non è allievo, a differenza di Jacques Prèvost).
Laval ha una produzione alta che, oltre al Les Chenes, racchiude altri due Champagne in purezza: Les Hautes Chèvres (Pinot Noir) e Les Meuniers de la Butte (Pinot Meunier).
Non so il prezzo di queste bottiglie. In Italia è importato da Moon.
Il base della produzione è il vino che ho bevuto. Acquistato – ancora – alla Casa del Parmigiano di Erasmo Gastaldello. Prezzo 49 euro.
A differenza della fascia alta, il base è un blend di tutti e tre i vitigni (Chardonnay 50%, Pinot Noir e Pinot Meunier 25%). Può essere Brut Nature (meno di 3 grammi di zucchero per litro) o Brut (5 grammi/litro di zucchero). Avrei voluto provare il primo, ho trovato il secondo. Paziernza.
E’ un grande Champagne, ma ha una strana caratteristica: è molto meglio da solo che non durante il pasto. E questo, per me, è  inedito. All’esame visivo è bello cristallino, pulito, perlage abbastanza numeroso e persistente (non troppo: le bollicine, negli Champagne fatti con lieviti autoctoni e non selezionati, sono sempre meno durature).
Al naso domina la crosta di pane (non dite “pan briochato”, sapete che non lo sopporto). Poi fiori e frutti gialli, non maturi. Una nota tropicale. Sciroppo di dosaggio percettibile, non predominante.
Splendido al gusto, soprattutto per progressione e persistenza. Uno Champagne davvero lungo, che si distende e rimane, nitido, anche quindici-venti secondi dopo averlo deglutito. Fresco, sapido, di giusta morbidezza, equilibrato e di carattere.
Perfetto? Quasi, perché poi durante la cena è diventato improvvisamente timido. Voi direte: che ci hai mangiato, un mattone? No. La “solita” fonduta di pesce, con le salse. Quello che mangio quasi sempre con gli Champagne.
Questo Laval è forse più adatto a cose meno forti: formaggi freschi, frittura di pesce, affettati, pesce non troppo elaborato. Non saprei.
Per curiosità, l’ho poi bevuto (e finito) da solo, dopo cena. Ed è tornato splendido.
Quello che mi sento di dirvi, è di berlo come se fosse un vino (lussuoso) da aperitivo, o addirittura di godervelo senza niente, quando avrete voglia di festeggiare non so che. E’ uno Champagne così pieno di carattere che vuole ballare da solo, come la divina Liv Tyler in quel vecchio (neanche troppo) film.
Piccola nota negativa: il giorno dopo avevo un piccolo mal di testa. Spero non dipenda da un eccesso di solforosa, tipico dei vini francesi ma – teoricamente – non tipico dei vini biologici.

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28 Responses to “Georges Laval Brut Premier Cru”

  1. Paola ha detto:

    Quando vorrò ballare da sola (ma anche no) terrò presente il Georges Laval, che – leggendo la tua opinione – mi ha conquistata. Con il solo beneficio del dubbio della tua nota finale. (A me, solitamente, il “cerchio alla testa” viene con i vini un po’ “disonesti”).

  2. Marco ha detto:

    bella recensione anche se di vino non so nulla (solo un po’ di birra). occhio al mal di testa piuttosto.
    io bevo poco vino (che mi piace cmq) anche perché se non finisco la bottiglia poi a tenerla in frigo il vino si rovina. sbaglio qualcosa io?

  3. Stefano ha detto:

    Gran bel blog, Scanzi. Molto superiore a quello di Elogio. Davvero bello e ricco e ironico, come i suoi libri. Complimenti.

  4. Andrea Scanzi ha detto:

    Sì, il cerchio alla testa è stata la cosa che mi è piaciuta di meno. Ma magari è colpa mia. Non mi pare proprio un vigneron disonesto. I francesi, però, con la solforosa ci fanno il bagno. Soprattutto nella zona dello Champagne. Nel libro lo spiego. @Marco. E’ un problema che hanno tutti, hai ragione. Con i vini fermi puoi ovviare utilizzando il Wine Saver, un tappo particolare che vendono nelle enoteche e preserva perfettamente il bianco, il rosato e il rosso lasciato a metà (DIFFIDA di qualsiasi altro tappo, una volta aperta la bottiglia l’unica salvezza è il Wine Saver). Non costa molto, un 15-20 euro. Per i vini frizzanti o spumanti, ci sarebbe il tappo a pressione, quello che usano nei bar per ritappare il Prosecco, ma è un palliativo, le bollicine vanno via comunque (anche se più lentamente).

  5. Nic Marsèl ha detto:

    Per esperienza personale, diverse bottiglie di produttori dell’avanguardia “naturale” (brutta definizione lo so, lo dico solo per intenderci) hanno dato il meglio di sè (a casa mia) addirittura dopo un paio di giorni dall’apertura (e non in frigo).

  6. Francemonamour ha detto:

    Gran bel libro Scanzi, ma visto che lo Champagne è tra i suoi vini mito e sta effigiato in copertina, mi corre obbligo segnalare di aver letto “il flute” e “i flûtes”. Termine che invece è al femminile, nella forma corretta di ” la flûte”.

  7. Francesco Lovatin ha detto:

    Andrea,
    la ricetta della “solita” fonduta di pesce con le salse?!
    Per chi ti conosce (purtroppo) da pochi mesi, e vuole assaggiare qualche metodo classico con la tua “solita”!

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    E’ giusto, Francemonamour, ho italianizzato una parola che al francese è femminile, anche se in italiano si è maschilizzato (?). Non è un errore, ma il femminile è più bello. Grazie. @Francesco. La ricetta è nel backstage del libro. 😉 Segnalo oggi le recensioni del libro al Tg2 delle 13.30 (Eat Parade) e (bella) sul numero appena uscito de L’Espresso. Ringrazio entrambi.

  9. Borgo Nuvola ha detto:

    Andiamo ad acquistare una copia, la leggiamo e poi sarà a disposizione (c’è già elogio dell’invecchiamento!) degli ospiti del B&B Borgonuvola !

  10. Matteo ha detto:

    Grande. Grande il modo di raccontare il vino e di raccontarti nel vino. Quando a Roma?

  11. Pietro ha detto:

    Ma a Decanter su radio due ti hanno invitato? (e da Fazio? 🙂

  12. Antonella ha detto:

    Da Fazio…ahahahhahaha….da Fazio…ihihihihihiih….è troppo “trasandato” Andrea per andarci…:-)))))

  13. Michele ha detto:

    Il TG 4? Pensi possa spendere due parole d’elogio?

  14. dante palombi ha detto:

    Non sono il solo cliente dei mitici fratelli gastaldello.

  15. Barbaruc ha detto:

    complimenti!!!!!
    oggi sono venute 2 persone a cui hai parlato di noi… grazie grazie 🙂

  16. Daniele ha detto:

    Io sto preparando la mia lista di vini outtake. Bellissimo, complimenti!

  17. Maria Rosa ha detto:

    bel libro, appassionato, divertente, ricco di suggestioni. Bravo!

  18. Andrea Scanzi ha detto:

    Sì, farò un tour – con Luca Maroni – a Decanter, Che tempo che fa, il Tg4 e la cantina del Tavernello. Siete tutti invitati.

  19. Silvano ha detto:

    Credimi. “Elogio dell’invecchiamento” è stupendo. letto e riletto più volte. Giuro. E quindi hai fatto un nuovo libro. Ottima notizia.

  20. Paola ha detto:

    Ho comprato il libro proprio ieri!Qui a Padova tante copie! Ti farò sapere se é all ‘altezza dell’altro!!… ma non ho dubbi!sarà sempre ironico e divertente!

  21. claudio ha detto:

    Mi piace il tuo modo di ragionare…

  22. Stefano rossi ha detto:

    Laval e’un grande prodotto in tutte e tre le versioni,assaggia il rose.
    Hai pero Ragione sugli abbinamenti,testalo
    su un caprino e sopratutto con il baccala’
    mantecato e sull’ anguilla in terrina.
    Da solo comunque e’ un gran viaggio

  23. Francemonamour ha detto:

    Andrea, le riporto la voce “flûte” dal Devoto Oli : in it. flut s. f., fr~ Bicchiere a calice alto e stretto.[Der. di flûte ‘flauto’ per la forma].
    Non si registra dunque alcuna “maschilizzazione” del termine in italiano, dove è usato come si scrive in francese, e cioè come s. f. sostantivo femminile. Saluti

  24. Andrea Scanzi ha detto:

    Parlavo di maschilizzazione nel parlato. Io dico sempre “il flute”, mi viene così. E comunque conosco reati peggiori. Una decina di refusi, in un libro di 320 pagine pieno di nimi, è il minimo. 😉

  25. massimo ha detto:

    Ciao Andrea, il libro che ho scoperto ora sicuramente andrò subito a comprarlo. Laval è uno dei produttori biologici dello Champagne, grande estimatore del fratello povero ( per modo di dire)dei Pinot, vinifica in legno; i suoi vini sono da pasto ed addirittura bisognerebbe scaraffarli. Comunque mi suona strano il mal di testa forse dovuto alla solforosa: ok in champagne il biologico è molto difficile,se non quasi impossibile secondo certi importanti chef de caves, ma comunque dire che i vini francesi sono marcati da questo fastidio mi sembra leggermente totalitario. Io lavoro a stretto contatto con i vini in terra francese e ho modo di assaggiare i vini di tutto il mondo e posso dirti che non mi sembra che i vini d’oltralpe abbiano questo difetto. :):)
    massimo

  26. massimiliano ha detto:

    grande bollicina amo lo champagne questo mi ha affascinato tantissimo un elogio al bio,spero di trovare il libro presto ma qui a venezia nn e facile

  27. Alessandro Alercia ha detto:

    Grande Andrea Scanzi, ho appena bevuto questo particolarissimo champagne e devo dire che (io ho gustato il Brut Nature) concordo a pieno con la Tua descrizione ed analisi del prodotto. Spero di reperire i Tuoi libri.

  28. Paola ha detto:

    Ho bevuto l’annata 2013 del suo Cumieres…mi ha veramente colpito…cristallino e elegante come pochi altri…progressione regale in bocca…assolutamente da bere da solo …concordo con la tua recensione e …voglio berne ancora!!!

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