Staino, il motivo per cui vince (?) Renzi

Schermata 2017-04-19 alle 12.42.46Una delle domande più frequenti, quando si parla di politica italiana, è la seguente: “Come fa il Pd ad avere ancora tutti questi voti?”. I sondaggi lo danno attorno al 30%. Non è abbastanza per andare al governo la prossima volta, non da soli almeno, ma è comunque tanto se si pensa a chi guida il Pd. Ovvero Renzi. E quindi nessuno. Ebbene, la risposta a quella domanda così insistita e insistente è la seguente: “Sergio Staino”. Per carità, non vorremmo dare qui troppa importanza a chi mai ne ha avuta. E in effetti potremmo fare altri nomi: Corrado Augias, magari. Oppure Vittorio Zucconi. Tutta gente che, in un passato neanche troppo lontano, ci pareva (vi pareva) non soltanto brava ma pure espressione massima di onestà intellettuale. Quando si opponevano a Berlusconi sembravano farlo non per partito preso, ma per la difesa di idee in qualche modo riconducibili a ciò che un tempo si soleva chiamare “sinistra”. La realtà era appena diversa, ed è qui che il prode Staino ci viene utile. Nato a Piancastagnaio nel 1940, Staino è sempre stato artisticamente l’alluce valgo di Altan. Il talento non lo ha mai intaccato, la capacità di barcamenarsi sì. Staino è uno Zdanov dei giorni nostri, espressione conclamata del semi-intellettuale ferocemente organico al partito. Quando D’Alema era il leader del Partito, Staino passava il tempo a criticare quei comici di sinistra che osavano prenderlo in giro: secondo lui, in quanto Capo, era automaticamente intoccabile. Ovviamente, quando D’Alema è caduto in disgrazia, per il coerente Staino è diventato il male del mondo. E a quel punto sì che andava preso in giro, anzi se possibile demolito. Se gli Zucconi & Staino avessero creduto davvero in un’Idea, e non alla visione di un partito concepito come una Chiesa o una squadra di calcio, di fronte a Renzi avrebbero scritto articoli belli e duri (Zucconi è in grado di farli, quando vuole) e disegnato vignette spietate e geniali (Staino non è in grado di farle, neanche quando vuole). Invece sono diventati più realisti del re e più renziani di Renzi: manganellatori dialettici delle opposizioni, pretoriani del niente e fiancheggiatori di una “classe dirigente” al cui confronto Brunetta è Roosevelt. Staino incarna al meglio (dunque al peggio) l’idea deviata e malsana di “fedeltà” al partito, anche se quel partito non c’entra più nulla con PCI e derivati. E’ il credente che continua ad andare a Messa anche se il prete è irricevibile, è l’ultrà che tifa più di prima anche se gli hanno comprato un attaccante che fino al giorno prima avrebbe strozzato. E’ l’elettore che scambia la politica per il calcio. E’ il finto-satirico che celebra Renzi come il sol dell’Avvenire, esibendo un trasporto che avrebbe imbarazzato financo Ghedini con Berlusconi, salvo poi fare l’offeso (a giorni alterni) quando lo lasciano a terra con le macerie di quel che resta de L’Unità. E’ il “direttore” che rade al suolo il sogno cartaceo di Gramsci, partorendo un quotidiano orripilante, tra elzeviri lividi di Romano e brodaglie becere di Rondolino. E’ quella parte di Toscana (ma pure di Emilia) che vota Pd a prescindere, passata con disinvoltura autentica dal poster in camera di Berlinguer a quello della Morani. E’ uno dei tanti soldatini anonimi che distruggono l’esercito dall’interno, e neanche se ne accorgono. In breve: Staino è la consunta polizza della vita politica del mai stato giovane Renzi. Finché c’è vita c’è speranza, finché c’è Staino c’è Renzi. (Il Fatto Quotidiano, 18 aprile 2017, rubrica Identikit)

4 Comments

  1. Che dire di Michele Serra? E di Nanni Moretti? E di Roberto Benigni? E di Francesco De Gregori? Congrega di pseudo-artisti-pseudo-intellettuali sopravvalutatissimi.

  2. Come sempre Scanzi fa una radiografia chiara della realtà italiana che appare oscura e incomprensibile, credo sia comprensibile la scelta di Staino ben remunerato per fare il direttore di un quotidiano storico che ebbe senso politico-sociale e culturale fino agli anni 80, ma la vicenda de l’Unità in qualunque altro Paese civile e culturalmente evoluto sarebbe stata trattata come immondizia da discarica non riciclabile, senza offesa per gli addetti ai lavori, ma quale imprenditore avveduto investirebbe il suo denaro (MLN di euro) in un impresa de facto fallimentare? E per quale motivo razionale invece lo ha fatto? Un quotidiano che vende +/- 8000 copie in tutta Italia, anche agli occhi dell’imprenditore più fantozziano sarebbe un fallimento, perchè strumento mediatico partitocratico rivolto ad una nicchia di lettori particolari e nostalgici, oltretutto di un PD che non è di sinistra, anche un Governo di sprovveduti avrebbe evitato nel 2015 di spendere 107 MLN di euro per salvare un’impresa privata senza mercato, eppure si sono versati soldi pubblici, quale banca vantava quei crediti che lo Stato ha ripianato? Chi la dirigeva? Perchè la banca non ha chiesto il pignoramento dei beni materiali al proprietario del quotidiano?
    Ahooo se noi cittadini saltiamo tre rate del mutuo la banca ci pignora beni mobili ed immobili!

  3. La soluzione non è complessa, la gente vota PD perché l’alternativa sono un’antieuropeista filoPutiniano che non azzecca un congiuntivo neppure per sbaglio, ed un altro antieuropeista, reazionario ed autarchico che fino a non molto tempo fa voleva la secessione. Sufficiente?

  4. Quando i nodi arrivano al pettine si scoprono i nemici del popolo e nella sinistra sia quella estrema che moderata ce ne sono stati e ce ne saranno di infiltrati e doppiogiochisti…dimenticavo anche quelli che toto’ chiamava caporali pronti a schirarsi con il vincente.

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