E’ sempre un piacere leggere Michele Serra, dai tempi di Cuore. Due giorni fa, su Repubblica, ha scritto una lettera a Civati così riassumibile: mi stai simpatico, però continuerò a votare Pd. “E’ da una vita che preferisco quelli come te, gli irrequieti, i curiosi, i movimentisti, li sento più affini, più liberi, perfino più convincenti, ma alla fine butto il mio voto, per sicurezza, nel calderone più grande a disposizione, quello del partitone di massa”. Verrebbe quasi voglia di pensare a Serra come a uno dei tanti nati incendiari e divenuti pompieri. Sarebbe un errore: Serra è sempre stato così. Già 35 anni fa, pur affettuosamente, accusava Gaber (dalle pagine de L’Unità) di prendersela con tutti e dunque di indebolire il “partitone di massa”. Serra, talento autentico, incarna al meglio la figura dell’intellettuale critico ma organico, che si arrabbia ma poi vota sempre gli stessi: “Non mi pongo come esempio, magari sono speculare a Montanelli quando, da destra, invitava a votare Dc turandosi il naso (certi giorni bisognerebbe averne due, di nasi da turare, per votare Pd)”. Con il consueto tono apparentemente autocritico ma in realtà autoassolutorio, Serra scrive: “Ormai mi conosco, voglio bene a Vendola ma l’ho votato una volta sola, mi piaceva lo Psiup ma votavo Pci, leggevo con devozione Luigi Pintor ma votavo Pci, lavoravo con Grillo ma votavo Berlinguer, dirigevo Cuore ma votavo Occhetto, non c’è niente da fare, forse è un morbo, forse un vizio, il mio amico di penna Vittorio mi sgrida, «sei il tipico italiano di mezzo, incapace di ribellarsi al presente»”. Serra non arriva certo a improvvisarsi ultrà renziano come Sergio Staino: “Vogliamo disegnare Renzi col fez? Complimenti! Così poi strabordano grillini e leghisti”. Staino esplicita la grande paura di molti intellettuali di sinistra: il “grillismo”, di fronte al quale è preferibile tutto. Ma proprio tutto. Persino la Boschi. L’atteggiamento di Serra, in fondo, è quello dei bersaniani: un malpancismo tenue, di chi reputa Renzi un bullo caricaturale ma sopportabile. Uno che va votato: “Per cercare di vincere (ogni tanto) oppure di perdere un po’ meno (quasi sempre)”; “Preferiamo rassegnarci in compagnia che ribellarci da soli. Spiegaci (Civati) come si fa a ribellarsi in molti, rimanendo popolo, rimanendo massa, e giuro che ti voto”. Con prosa ispirata e svolazzante, Serra sorvola su un aspetto dirimente: lo scenario attuale non c’entra nulla con quelli passati. Non si tratta più di preferire Berlinguer a Capanna, Prodi a Diliberto o Bersani a Vendola. Quello era il classico “voto utile” (già, ma utile poi a chi?). Oggi no, e fingere da intellettuali che il “partitone” sia quello di sempre è colpa storica grave. Significa, per dirla con De André, “essere per sempre coinvolti” (“per quanto voi vi crediate assolti”). Votare il Pd attuale “per cercare di vincere” è un approccio calcistico che va bene per Serra (Davide, il broker commendatore) ma non per Serra (Michele). Civati gli ha risposto: “Davvero il compito storico della sinistra è di adeguarsi, di cedere, di rinunciare a se stessa e di portare i suoi voti dentro un calderone?”. Certo che no. E Serra lo sa: la satira, oltretutto, è sempre minoritaria. Come Serra sa bene che Renzi ha portato il “partitone” a quella “mutazione antropologica che va addirittura oltre tutti gli scandali che l’hanno coinvolta nel passato” (ieri Travaglio). Votare Renzi è naturale per Nicola Porro, non per chi ha combattuto il berlusconismo (che continua anche dopo Berlusconi). Davvero Serra, dopo avere criticato per una vita la mancanza di meritocrazia delle Gelmini, intende ora votare con zelo zdanovista le Picierno? Davvero Serra non prova imbarazzo, e anzi dolore, quando Renzi sfascia scuola, diritti dei lavoratori, Costituzione? Davvero Serra non soffre quando vede lo zozzume che insozza il Pd campano e che ha fatto dire al suo amico Saviano che “in Campania Gomorra è nel Pd”? Caro Michele, votare oggi (questo) Pd non significa votare ancora “il partitone di massa”: vuol dire, esattamente, votare quello contro cui uno come te ha sempre combattuto. (Il Fatto Quotidiano, 9 maggio 2015).
E’ davvero incredibile vedere gente che ha combattuto una vita contro Berlusconi schierarsi in maniera acritica con il suo successore. La lista dei “malpancisti” è lunga, vi fanno parte anche Nanni Moretti, Roberto Benigni, Francesco De Gregori, Beppe Severgnini e tantissimi altri. Costoro non hanno ancora capito che, con Renzi al comando, il PD ha definitivamente gettato la maschera.
Distinti saluti.
esempio E. Mentana come potrà essere critico verso Renzi e PD quando il figlio Stefano di 26 anni è candidato/esponente del PD? Infatti venerdì sera a Bersaglio Mobile ha lasciato parlare Renzi come fosse in un comizio, tant’è che sparava balle a raffica.
Questo è solo uno dei cento esempi di come i conflitti d’interessi nolenti o volenti condizionano l’informazione mediatica che forma l’opinione pubblica di milioni di cittadini elettori, ma esiste di peggio come il finanziamento statale circa 80 MLN di euro l’anno elargiti dalla politica all’editoria cioè carta stampata, questi come potranno mai essere critici verso la politica governativa? Sarà più facile che siano filo-governativi!
Pensa, non lo scrivo per piaggeria, non sono di sinistra e son costretto a leggere IL FATTO QUOTIDIANO per avere un’informazione veritiera attinente alla realtà, non a quella fittizia dettata dai partiti politici.
Ciao Andrea, un semplice grazie per la tua voce fuori dal solito coro, continua cosi!
il nostro Paese ha bisogno di gente onesta (anche intellettualmente).
In quanto al PD nemmeno turandomi 10 nasi riuscirei piu’ a votarlo!!
Ciao Andrea,
sono un sessantenne che da anni non sentiva più una voce vera, pura, integra, onesta , libera in questo paese dove regna una latente dittatura asservita da giornalisti leccaculo, massmedia servili , televisioni di stato. Sei una bella persona Andrea, ti ringrazio per le tue prese di posizione nei confronti di questi politici corrotti e truffaldini, per le tue giustissime osservazioni che sicuramente danno fastidio ai compagni dittatori di merende fiorentini ma che la stragrande maggioranza di persone perbene, e credimi ce ne sono ancora in questo paese, apprezza. Vai avanti così Andrea, avrei sempre voluto avere un figlio come te.
Francamente non l’ho capito nemmeno io. Da suo (di Serra) lettore di vecchia data non mi ci raccapezzo per questa posizione. Intendiamoci, nemmeno io sono un santo, ho votato anch’io, a suo tempo, turandomi il naso per provare ad evitare che Berlusconi salisse al potere, ma qui è davvero diverso. Ostinarsi a chiamare una cosa come questo Pd “il meno peggio” non sta rasentando il ridicolo, lo sta superando e doppiando. Una cosa che mi dicono sempre i miei detrattori è più o meno questa: “Pensi così perchè sei comunista.” E alcuni pensano che sia una battuta divertente. Eppure io, con tutte le poche armi che possiedo, non riesco proprio a fargli entrare in zucca, a questi detrattori, che io “sono comunista perchè penso così”. E’ troppo difficile, no, mi correggo, è più semplice rimanere nell’ambito del tifo calcistico, ovvero il rigore c’era e basta, ed il fuorigioco era inesistente.
Se poi dovessi anche misurarmi con intellettuali e cantanti-cantautori ormai solo cantanti, allora diventa davvero pericoloso, perchè significa che la morsa li ha stretti quasi tutti, e sono tanti. Io, per esempio, non sono certo amante della musica di Fedez, ma il ragazzo parla bene, sa quello che dice, e vederglielo fare o sentirglielo fare con orecchini e tatuaggi non può e non deve certo influenzare le parole ed il contenuto. Invece in questa Italia è sufficente gridare al lupo per riporatre alla luce quella paura, inconscia o genetica (mi ricorderò per sempre il Monicelli ultranovantenne di Raiperunanotte), che ti fa votare il più “rassicurante”, il pù “evidente”.
No, caro Serra, anch’io mi unisco all’urlo del “non è affatto il meno peggio.”
stampa e informazione asservita al sistema partitico che regala denaro pubblico (sovvenzione per 80 MLN di €) senza il quale la maggior parte dei giornalisti sarebbe disoccupata, mi pare scontato che i giornalisti attaccano l’asino/informazione dove vuole il padrone.
Per diventare dittatore e controllare una nazione è sufficiente possedere e gestire i 4 maggiori poteri:
1- politico esecutivo,
2- informazione mediatica,
3- economico-finanziario,
4- giustizia e magistratura,
in Italia è già avvenuto con la complicità dell’Unione Europea.
Povero Serra! Tanto intelligente ma così ottusamente ostinato. Incapace di staccarsi il cordone ombelicale anche se da esso scaturisce veleno. No, apprezzo le sue rubriche, il suo humour ma continuare a votare per un partito che ormai è più a destra di Forza Italia è un peccato non certo veniale su cui sorridere.
Solo i muli si ostinano proverbialmente, e ho usato mulo per non dire di peggio.